Le 3 “cure” per l’infelicità (parte prima): la gratitudine
Semi da piantare nel nostro personale orto
Si tratta di una “proporzione”, o meglio della definizione dei primi elementi che la compongono e che in un precedente articolo avevo definito come “semi da piantare nel nostro personale orto”.
Paradossalmente, dopo un trauma, i medici si preoccupano del fatto che ci sia stata o meno perdita di coscienza. Per fortuna, nella maggior parte dei casi, quando si presenta è di breve durata. Mi chiedo se tutti da piccoli abbiamo avuto un trauma e se, a causa di esso, possiamo aver perso definitivamente quella che io intendo per ri-conoscenza!!!
Dico questo perché non “crescendo” in natura e non potendola acquistare, la gratitudine è un dono che abbiamo dentro di noi.
Cerchiamo di farla uscire allo scoperto.
Esprimere gratitudine porta gioia, muove energia positiva intorno a noi ed eleva l’uomo fino a migliorarlo nel suo essere…
Tutto questo potrebbe essere un buon inizio per cominciare ad essere felici e fare il primo passo per stare meglio.
Non sarebbe così male ringraziare chi ci ha dato la possibilità di avere ciò che desideriamo e ciò che ci circonda, la possibilità di sentirci vivi in ogni istante; invece siamo portati spesso ad imprecare solo perché oggi o da qualche tempo accusiamo un po’ di dolore.
I pazienti si arrabbiano con me quando dico loro: “Hai dolore? Significa che sei vivo! Se un giorno ti svegli e non hai più dolori comincia a preoccuparti!!!”.
Non posso credere che le persone vedano solo ciò che non va intorno a loro.
Una volta è arrivata in studio una signora e mi ha detto di essere che era insoddisfatta della sua vita da circa 20 anni.
Come si può vivere in uno stato di malessere per così tanto tempo? Capisco momenti di vita complicati, ma inappagata tutti i giorni mi suona strano.
Ci sarà stato qualcuno o qualcosa che l’abbia resa felice ogni tanto!
Io credo di si, ma la sua concentrazione è stata talmente rivolta al suo stato d’animo negativo che questo non le ha permesso di vedere nè di apprezzare ciò che di positivo esisteva intorno a lei.
Facendo riferimento al mio lavoro, le persone dovrebbero cominciare a conoscere il proprio corpo.
È naturale avvertire un malessere fisico in una zona del corpo o sentire che c’è qualcosa che non va in un organo o un viscere, ma dovremmo al tempo stesso prendere coscienza ed apprezzare che nel medesimo istante un elevato numero di altre parti del corpo sta lavorando perfettamente, indipendentemente dalla nostra volontà, permettendo all’intero sistema umano di funzionare come nessuna altra macchina sarebbe in grado di fare.
Sì, proprio senza il nostro volere.
Purtroppo non ci fermiamo mai un attimo per godere di tutto questo, dandolo per scontato!
E magari non ci accorgiamo neanche della esistenza di alcune parti del nostro corpo… Fino a quando un giorno si manifesteranno attraverso sintomi di malessere o quando cominceranno ad esaurirsi o a consumarsi. A questo proposito rimasi colpito da un’intervista fatta da un giornalista sportivo ad un campione paraolimpionico.
Il giornalista sottolineava che questo sciatore era un fuoriclasse perché riusciva a sciare sulla neve a grande velocità e con un’eleganza incredibile nonostante l’handicap evidente.
Con semplicità ed umiltà, lo sportivo ribatté che era vero che non aveva le braccia, ma essendo tutto il resto del corpo funzionante, si riteneva molto fortunato…
“A farmi notare l’assenza dei miei arti superiori sono le vostre domande altrimenti neanche me ne accorgerei”.
Ecco la vera infelicità che contraddistingue l’essere umano qual è! Bramare solo ciò che non abbiamo e non godere appieno di tutto ciò che possediamo.
La gratitudine è un piccolo gesto che deve nascere all’interno di noi. Non deve essere un “grazie” di circostanza, deve assumere il significato reale che porta con sé. Nella nostra società invece è diventato un gesto banale ed alcune volte quasi un modo di dire.
Un giorno arrivò in studio un sacerdote.
Aveva un problema abbastanza serio che lo faceva penare non poco. Feci quello che mi sembrava più giusto e al trattamento successivo gli formulai la classica domanda: “Come va? È migliorata la situazione?”
“Sto molto meglio, grazie a Dio” rispose serenamente. A ruota ribattei “Dio ha cose più serie a cui pensare, al massimo puoi ringraziarLo per avermi incontrato perchè il dolore te l’ho tolto io!”.
In quel momento pensai : “Ma guarda un po’, il fisioterapista non lo ringrazia proprio mai nessuno?!”.
È importante indirizzare la gratitudine nella giusta direzione, essere sempre grati e condividerla con tutte le persone intorno a noi, affinchè circoli energia positiva dalla quale non possiamo che trarre benefici, visto che porta con sè buon umore e felicità.
Dovremmo cercare di vibrare tutti sulla stessa frequenza formando un eggregore ovvero una forma-pensiero.
Creare, attraverso la volontà e l’intenzione, un’onda energetica che possa arrivare ovunque visto che gli esseri umani sono legati tra loro grazie alla matrice divina.
Provate ad immaginare le persone che ringraziano con il cuore per ogni cosa che viene fatta: all’inizio potrà sembrare strano poichè non siamo abituati a questa circostanza poi diventerà un atteggiamento naturale ed il benessere comincerà a scorrere senza ostacoli.
Quando parlo di gratitudine quindi intendo grati per tutto ciò che ci circonda riuscendo ad apprezzare tutto il buono che incontriamo, per le opportunità che ci sono offerte, per un presente che cambia continuamente, per i dubbi che possono assalirci.