Il lavoro è un grande misuratore di felicità
È giusto ammalarsi per un lavoro che non vi rende più felici solo per ascoltare il giudizio degli altri?
Affrontiamo adesso un’altra condizione della vita quotidiana che molte volte può manifestarsi come un ostacolo per il nostro benessere: il lavoro.
La situazione lavorativa infatti è un altro fattore che porta molte persone a non essere felici.
Chi non lo trova, chi lo perde e, stranamente, anche chi ha regolarmente un ruolo nel mondo del lavoro, prima o poi arriva a provare una sensazione di malessere.
Naturalmente tutto gira intorno a ciò che vogliamo veramente nella vita o meglio ancora e per essere più precisi, a cosa siamo intenzionati a volere giorno dopo giorno.
Ci sono persone che purtroppo non trovano lavoro, si rammaricano e vivono nell’ansia e nello stress, passano il tempo a compilare e portare curriculum vitae nei luoghi di lavoro, partendo da casa già ripetendosi che non verranno mai assunti per quel posto o magari che quel tipo di lavoro, qualora dovesse divenire il proprio, non è neanche quello che amerebbero svolgere.
Non si chiedono quale lavoro darebbe loro la felicità.
Compilare un curriculum fa pensare al passato, a quello che è stato compiuto fino a ieri ma soprattutto a quello che oggi ci manca!!! Non ci porta mai a concentrarsi su ciò che ci piace veramente.
Nella nostra realtà non credo che una persona venga assunta solo per il suo c.v. ma, piuttosto, per l’energia vitale e positiva che esprime durante il colloquio. Se una persona è negativa difficilmente troverà un posto di lavoro. Si deve focalizzare l’attenzione e l’intenzione su quale lavoro piace e successivamente prendere qualsiasi decisione in merito per ottenere il risultato desiderato.
Aprire un’attività o cercare un posto da dipendente, scegliete voi.
Facendo riferimento allo schema, oltre A vi sono le persone che si recano ovunque pur di trovare un lavoro (da apprezzare il gesto!!!) ma non il lavoro che vorrebbero realmente.
Oltre B possono trovarsi invece rappresentate tutte le persone che se ne stanno sul divano ed aspettano che qualcuno li chiami per fare loro una proposta di lavoro (Vedi schema 9).

Abbiamo ormai capito che le cose cambiano ed anche sul lavoro la situazione è la stessa, tutto si modifica.
Non ci dobbiamo spaventare se ciò che fino a ieri ci appagava oggi ci infastidisce o addirittura non ci piace più, basta esserne consapevoli e capire a cosa stiamo andando incontro.
Vi siete accorti che sul posto di lavoro quando qualcosa non va la situazione non fa altro che peggiorare se non intervenite?
Vi stanno arrivando dei “segnali” che dovete prendere al volo: dovete concentrarvi su ciò che funziona, sintonizzarvi su quello, provare a svolgere meglio le funzioni a cui siete preposti.
Ringraziare di avere un posto di lavoro a differenza di tante altre persone.
Dovete capire se il lavoro sta cambiando troppo rapidamente rispetto a voi e comprendere come mai, se fino ad oggi le cose sembravano aver sempre funzionato, non stanno andando più bene (vedi schema 9 – fascia grigio chiaro vicino alla linea) o se siete voi che avete perso l’interesse a svolgere le mansioni di un tempo (Vedi schema 9 – fascia grigio chiaro vicino alla linea B).
Il vostro obiettivo è il disequilibrio controllato e quindi se non risolvete il problema adesso, il lavoro, che un tempo vi rendeva felici e vi gratificava, oggi vi opprimerà.
A questo punto esistono due possibilità:
La prima è alzarsi ogni mattina ed andare a lavorare malvolentieri con gli eventuali rischi del caso (litigare con colleghi, commettere errori continui, subire stati di ansia, stress…), la seconda possibilità è cambiare lavoro. So che sembra di fare le cose troppo facili: “lasciare un lavoro di questi tempi con questi chiari di luna è una cosa da pazzi”, saranno i commenti di tutti i familiari, amici, colleghi e conoscenti.
Io vi chiedo però: “È giusto ammalarsi per un lavoro che non vi rende più felici solo per ascoltare il giudizio degli altri???”
Rischiamo di farci influenzare in questa scelta e la sofferenza può andare avanti per molto tempo, a volte troppo, fino a giungere al punto in cui dovremo per forza mettere da parte l’opinione altrui. Si giunge a questa conclusione quando si capisce che la gente si intromette in una nostra situazione, che peraltro è strettamente personale, senza sapere niente della nostra vita e magari lo fa perché non ha mai avuto il coraggio di prendere decisioni così importanti.
Il concetto è sempre il solito ovvero è normale che sul posto di lavoro ci siano i cosiddetti “alti e bassi” ma, se focalizziamo l’attenzione e viviamo il presente riusciremo a rimanere nel range e perché no, più vicino possibile al disequilibrio controllato.
All’interno dei limiti ogni piccola situazione anomala è facilmente risolvibile e il vostro lavoro ogni giorno sembrerà nuovo con nuovi stimoli ed altre emozioni (vedi schema 9 – range tra A e B comprese fasce grigio chiaro).
Una cosa che devo assolutamente dire è che la condizione economica può avere un peso rilevante nelle decisioni circa la nostra situazione lavorativa. E’ vero che uno stipendio è fondamentale per la vita quotidiana, come si suol dire “per andare avanti”, però dovete fare uno sforzo in più e cercare di capire se quel lavoro vi gratifica oppure no.
Non confondete il fine con il mezzo.
Il lavoro è il “mezzo” che vi permette di guadagnare, se fare quel lavoro vi piace, anche lo stipendio vi sembrerà soddisfacente; al contrario, se svolgere la vostra attività lavorativa non vi rende felici, allora la retribuzione vi risulterà scarsa ed insufficiente per la vostra vita. La frase ricorrente è: “Devo andare a lavorare. Quel maledetto lavoro che sono obbligato/a a fare solo per avere a fine mese quei due soldi che non bastano nemmeno”.
Vi sembra una cosa normale che una persona arrivi a dire una simile frase?
Questa situazione porterà solo malessere.
Cosa volete sperare?
In fin dei conti, non state scegliendo voi questa situazione?
Ora vi invito a domandarvi, per il vostro benessere naturalmente: “Vi siete posti voi questo limite? Non volete cambiare lavoro perché nella vita non sareste in grado di farne un altro (quindi dovete essere grati per quello che avete) oppure “preferite lamentarvi” poiché cambiare il vostro modo di vivere vi spaventa troppo e vi fa paura?”.