Metodo Antonio Viti, disciplina e medicina
La medicina come mezzo per raggiungere e mantenere un buono stato di benessere
Vorrei introdurre alcuni pensieri circa la medicina e il modo di affrontare una patologia medica facendo riferimento al mio schema.
Quello che io chiamo “disequilibrio controllato” è la cosa che in medicina prende il nome di “omeostasi”, vale a dire un susseguirsi di reazioni chimiche e fisiche fondamentali per mantenere quel famoso equilibrio che viviamo solo di passaggio.
Cercherò, senza entrare nei particolari prettamente medici, di spiegare come si possa applicare lo schema anche in questo ambito.
Credo molto nella medicina, sono stati ottenuti ottimi risultati in relazione al mantenimento e al recupero della salute dell’essere umano ma oggi, in alcuni casi, la medicina viene applicata in maniera tale da farmi sorgere dei dubbi.
Immaginate di essere a cena con vostra moglie.
Tra voi c’è una bottiglia d’acqua, proprio nel centro del tavolo.
A questo punto vi accorgete che sull’etichetta ci sono scritte alcune informazioni.
Vostra moglie, leggendo la parte dell’etichetta che ha di fronte, ne legge altre.
State leggendo entrambi la composizione o altre notizie inerenti la medesima realtà ma parlate di cose differenti. Il bello è che avete ragione entrambi, state condividendo la stessa situazione ma da punti di vista differenti.
Un limite questo che riscontro anche nella maniera di applicare la medicina che non guarda l’essere umano nella sua globalità ma si sofferma su ciò che più attira l’attenzione.
Si perde il concetto olistico del paziente e ci concentriamo immediatamente sulla malattia prendendo in considerazione solo l’organo interessato: ci dimentichiamo che prima della malattia esiste una persona e che la parte colpita da tale malattia fa parte di un sistema molto più grande, intelligente e complesso.
Ad aggravare il tutto ha contribuito il grande passo avanti fatto in relazione al concetto di “specializzazione”.
Oggi, se accusiamo un dolore ad un ginocchio, non solo andiamo dall’ortopedico, ma ci rechiamo dallo specialista che si occupa solo di ginocchia!
Stessa cosa avviene circa gli altri settori della medicina con il risultato finale di avere intorno a noi medici che sanno tutto riguardo a una piccola parte del corpo e niente della persona intera e che non si interessano del suo vissuto.
Di fronte alla malattia siamo considerati dei “numeri” e non delle persone, ci dobbiamo sottoporre ad un “protocollo” uguale per tutti e non a una cura personalizzata.
Ricordatevi, invece, che siamo unici ed irripetibili.
Si dice che la medicina sia una “scienza esatta” però, se così fosse, dovremmo sapere con precisione sia quando ci ammaliamo sia quando avverrà la guarigione.
Francamente, ed oggettivamente, questo non accade.
Quindi ritengo non poter considerare così perfetta questa disciplina.
Inoltre, a conferma di quanto dico, quante volte siamo stati da un medico che ci ha fatto una diagnosi e subito dopo da un suo collega che, per il solito problema, ha fatto una diagnosi completamente diversa!?
In teoria avrebbe dovuto essere la medesima ma, nella maggior parte dei casi, questo non si verifica.
È più giusto a mio parere considerare la medicina un mezzo a disposizione per riuscire ad ottenere e mantenere un buono stato di benessere.
In medicina esistono dei valori e dei range all’interno dei quali possiamo dire ad una persona se è in salute o in malattia. Ad esempio quando si fanno degli accertamenti, esistono dei numeri che, statisticamente, ci aiutano nel fare diagnosi.
Tali valori cambiano e si modificano ogni secondo della nostra vita seppur di poco, ma in continuazione.
Tutto molto simile al mio schema con una sostanziale differenza: il “range salutare”, ovvero la possibilità di oscillare all’interno del mio schema, ha dei limiti ben precisi ma noi sconosciuti, che non possono modificarsi durante il decorso della nostra vita.
I valori inerenti la medicina invece possono variare.
Sono dati numerici e quindi facilmente modificabili. Questa è una cosa fondamentale alla quale dobbiamo fare attenzione.
La medicina si preoccupa di diminuire i valori di riferimento che riguardano le diverse patologie ma, facendo questo, si corre il rischio di aumentare i malati anziché ridurre il pericolo di sviluppare una qualsiasi malattia.
Come potete vedere dallo schema 7, le persone che si trovano nella fascia vicino al range massimo di oscillazione, al modificarsi dei valori entrano tutti nella fascia patologia/ malattia.
A mio avviso la soluzione non è restringere il campo diminuendo i valori, ma comprendere l’importanza di avvicinarsi al disequilibrio controllato/omeostasi: i medici dovrebbero insegnare ai pazienti come comportarsi, il tutto senza farli sentire “malati” e senza mettere loro paura mostrando che le loro analisi o accertamenti sono peggiorati e che la loro salute è a rischio.
Non è facile andare da un medico quando ci sembra di stare bene e sentirsi dire che, dai valori emersi dagli esami, siamo malati!!!
L’aspetto psico-emotivo deve essere considerato al pari, se non talvolta anche più importante di quello fisico e chimico.
Concluderei con il farvi notare dove, all’interno del mio schema, si localizzano le malattie che prendono il prefisso iper o ipo:
le patologie come ipercalcemia, ipertensione, ipertiroidismo, iperglicemia etc… sono collocabili al di là della linea A. Al contrario ipocalcemia , ipotensione, ipotiroidismo, ipoglicemia etc… sono al di là della linea B.
(schema 8)