Il dolore del corpo: la paura di rischiare e la voglia di cambiare
Non vediamo le cose come sono, ma vediamo le cose come siamo!
Ciascuno di noi sa con assoluta certezza che cosa sia essenziale per la propria esistenza, per il proprio bene, per la propria felicità! L’essenziale però è mutevole, come noi, come la vita. Quello che oggi mi è essenziale, quello che oggi mi è indispensabile per sopravvivere, e che ben conosco e riconosco come tale, domani potrebbe non esserlo più perché io domani sarò un altro uomo, perché avrò percorso una nuova strada e mi sarò sporcato le mani, avrò conosciuto persone e avrò fatto esperienze che mi avranno condotto in maniera consciamente involontaria o inconsciamente volontaria (suona strano eh?) a qualcosa di più essenziale ancora per il mio IO di adesso e per quell’IO che deve oggi progettare il proprio futuro! E questo non vuol dire che non possa esistere una costante in ciò che siamo o in ciò che rappresenta il nostro bisogno, vuol dire solo che non c’è nulla di sbagliato nel fatto che le cose possano cambiare (anzi, come amo ripetere, nulla è costante quanto il cambiamento), che quello che ieri era fondamentale l’ho vissuto e goduto ieri e ne ho tratto tutto il possibile e ho dato tutto il possibile, ma che oggi, per sentirmi completo, ho bisogno di qualcosa di diverso, qualcosa che deve essermi di nuovo altrettanto chiaro e conosciuto, affinché io possa davvero percepirne e riconoscerne il desiderio.
Naturalmente non intendo dire che sia necessario, ogni volta, modificare la propria vita al continuo inseguimento di ciò che al momento presente sentiamo essere essenziale, quello che voglio significare è che è fondamentale imparare a comprendere in cosa consista il nostro reale star bene ed imparare a oscillare, in maniera sempre più controllata, all’interno del nostro range di benessere fino ad ottenere una “costanza nel disequilibrio controllato”, che ci permetta il giusto cambiamento ma che non ingeneri ogni volta una nostra personale e potenzialmente “distruttiva” rivoluzione!
Per comprendere ancora meglio il concetto di essenziale vi porto un esempio di benessere dell’organismo a livello fisico: un farmaco, un trattamento, una terapia che ieri mi è servita per stare bene, oggi, a parità di sintomo, potrebbe non servirmi o, ancora più e come è normale che sia, per un sintomo diverso sicuramente non mi servirà. Mi è stata essenziale prima per star bene e per condurmi a ciò che sono adesso, magari è stata anche co-artefice del nuovo sintomo che oggi provo, chi può saperlo, in ogni caso una nuova diagnosi e una nuova valutazione sono fondamentali perché è quasi impossibile che uguale terapia abbia effetto positivo se la patologia è diversa e, ad oggi, per risolvere il mio malessere o per inseguire il mio benessere, necessito di un altro rimedio e non posso permettermi di rimanere ancorato a soluzioni del passato.
Come fanno le persone ad ammalarsi? Soprattutto: perché si ammalano?
Ogni giorno ci raccontano e ci mettono in guardia da cibo che può crearci disturbi, da qualcosa nell’aria che ci avvelena, fattori ambientali che incidono sul nostro organismo modificandolo… se il collegamento fosse davvero così semplice però, così chiaro ed immediato, basterebbe smettere di mangiare alcuni alimenti oppure, ragionando per assurdo e come se fosse banale, basterebbe un impegno maggiore (ed evito di entrare in discorsi legati a case farmaceutiche e multinazionali varie che boicotterebbero… ) per rendere l’aria più respirabile, l’atmosfera più pulita e questo con il solo obiettivo di evitare di ammalarci o per guarire definitivamente da ogni malattia.
Il vero problema però è che scoprire oggi le cause di ciò che ci ammala è sempre più difficile e quindi lo è anche curare e prevenire o predire come spesso cercano di fare. Siamo poi davvero sicuri che le cause siano sempre e solo da ricercare all’esterno di noi? Se invece fossimo noi a modificare il nostro stato di salute agendo inconsapevolmente sul corpo o sull’aria o sul cibo?
Mi rendo conto di chiedervi l’enorme sforzo di provare a modificare un’abitudine di pensiero, stravolgendo completamente le teorie e la realtà alla quale fino ad ora avete fatto riferimento, ma sono davvero convinto che possa valerne la pena o che eventualmente, nel peggiore dei casi, possa essere per voi almeno un ottimo allenamento alla comprensione della diversità.
Oggi siamo assolutamente in grado di andare sulla Luna o di provare a cercare l’acqua su Marte, ma ancora non siamo capaci di mantenerci in uno stato di salute ottimale. Avete mai riflettuto su quanto questa cosa sia assurda? Se davvero esistesse la prevenzione o ciò che normalmente intendiamo con questo termine ad una persona sana che conduce una vita altrettanto sana non dovrebbe poter capitare di ammalarsi! Invece le cose non vanno proprio così e quindi mi viene più facile pensare (e proverò a spiegarlo anche a voi) che la salute, così come la malattia e quindi la guarigione, che ci riporta ciclicamente ad una condizione di salute, siano tutti la risultante di un nostro pensiero che si materializza ( diventando salute, malattia o guarigione) solo nel momento in cui focalizziamo su di esso la nostra attenzione.
È proprio su questa consapevolezza che si basa l’idea centrale dei miei libri, è su questa riflessione circa i meccanismi della guarigione che è andato a svilupparsi il corpo di questo testo, che non ha la presunzione di proporre soluzioni certe, ma che vorrebbe essere compagno di viaggio lungo la strada della conoscenza di sé e dei meccanismi che ci governano.
Sono convinto che il caso non esista e tanto meno le coincidenze e che tutto quello che appare nella nostra vita sia in qualche modo creato da noi, anche inconsapevolmente, o vi sia portato da forze forse difficili da comprendere a livello cosciente.
Il coraggio di saper accettare un cambiamento non esime però dalla paura… anzi il più delle volte è proprio il saper affrontare con fiducia la nostra paura a renderci persone migliori, è il convogliare l’energia a nostro vantaggio a permetterci di superare le emozioni bloccanti. La crisi, così come a volte la malattia, non è altro che una forma inconscia di resistenza al cambiamento e l’unico modo per superarla è quello di riuscire a svincolarci dagli schemi del passato perché, come spesso ripeto, nessun vecchio rimedio, nessun percorso già tentato può aiutarci a risolvere nuovi problemi, nuovi dolori: una terapia che ha funzionato anni fa in una situazione simile o uguale ha la stessa probabilità di essere utile o di fallire di qualunque altra nuova terapia perché noi non siamo più la stessa persona che eravamo.
È importante essere chiari con se stessi e volere fortemente trovare una soluzione al proprio malessere, voler fortemente guarire! Il primo passaggio verso la ricerca della guarigione è quindi essere consapevoli della propria responsabilità circa la situazione in cui ci si trova, accettare con consapevolezza di aver in qualche modo contribuito a creare lo stato di malattia o di malessere (credere di essere davvero artefici del proprio destino e riconoscerlo nelle azioni di ogni giorno può fare veramente la differenza!) e voler riprendere in mano la propria vita, disimparando i vecchi meccanismi per agirne di nuovi, più efficaci e più nostri che ci portino ad essere quello che dobbiamo essere.